PERCORSO di FEDE “E lo spaventapasseri divenne cantore di Dio”. Omaggio a David Maria Turoldo

Si è concluso il 28 dicembre scorso con il settimo e ultimo appuntamento, il “PERCORSO di FEDE” iniziato venerdì 9 novembre 2019 nella sala Padre Costanzo dell’Oratorio di San Pellegrino Terme. Questi gli appuntamenti: 09/11/2018    Visione del film “Dio non è morto” con approfondimenti
16/11/2018    Testimonianza del Prof. Don Claudio Avogadri “Perché credo in Dio”
23/11/2018    Visione del film “Cristiada” con approfondimenti
30/11/2018    Testimonianza del Prof. Don Ezio Bolis “Perché credo in Gesù Cristo”
07/12/2018    Testimonianza di Don Davide Rota “Perché amo e credo la Chiesa”
14/12/2018    Visione del film “La settima stanza” con approfondimenti
28/12/2018    Omaggio a David Maria Turoldo “E lo spaventapasseri divenne cantore di Dio” di Michele Iagulli
Quest’ultimo appuntamento ha permesso di raccontare la vita di David Maria Turoldo attraverso letture e musica. Gli interpreti, Il Prof. Michele Iagulli e Maurizio Cotronea ci hanno deliziati con la lettura di passi dall’omonimo libro “E lo spaventapasseri divenne cantore di Dio” del Prof. Iagulli contornati dalle dolci e malinconiche note di alcuni componenti del Corpo Musicale di San Pellegrino, diretti dal M° Carlo Musitelli che hanno saputo cogliere in musica gli aspetti, piuttosto drammatici, del racconto. L’intera vita di Turoldo è stata segnata dalla povertà sin dalla sua nascita. Era, la sua, una vita semplice e l’amore per la semplicità sarà spesso oggetto del suo canto. La povertà intesa come sobrietà, essenzialità, dignità, è celebrata ed esaltata da padre David. (dal testo: E lo spaventapasseri divenne cantore di Dio) Quest’ultimo appuntamento come le tre precedenti testimonianze, pubblicate sul sito della Parrocchia di San Pellegrino Terme, vogliono essere per il visitatore oggetto di riflessione e di spunto per la propria esistenza. Chiunque voglia approfondire è invitato a leggere il libro di Michele Iagulli “E lo spaventapasseri divenne cantore di Dio” di cui se ne riporta la premessa:
Premessa dell’Autore
Questo libro è un atto d’amore e un debito di riconoscenza personale verso un grande pensatore, un vero credente, un inesausto combattente per la giustizia e per la libertà, un maestro di spiritualità e di laicità. Non ha la pretesa di aggiungere nient’altro a quel tanto che è stato scritto su David Maria Turoldo. Partendo dal convincimento che spesso i grandi, proprio per la vastità del loro pensiero e della loro opera, sono letti quasi esclusivamente dagli specialisti, ho pensato di fare una sintesi, di tipo scolastico. Volendo evitare di parlare a nome di Turoldo, ho riportato ciò che egli con estrema chiarezza ha scritto o detto a proposito degli argomenti ritenuti essenziali per illuminare la sostanza del pensiero turoldiano.
Questo libro può essere letto come un testo teatrale, quasi recitato, perché Turoldo ha una scrittura parlata. Si ha sempre l’impressione che egli stia parlando direttamente a un interlocutore. Stia discutendo, dialogando con qualcuno. Il ritmo e il tono della sua scrittura non sono da pensatore solitario; egli sembra quasi abbrancare il lettore, con gli occhi fissi negli occhi dell’altro. Sono confessioni ad alta voce. Anzi, ad altissima e tonante voce: dal toccante racconto dei suoi primi anni vissuti nella povertà, alle vicende che l’hanno visto testimone e protagonista attivo nella realtà storica in cui è vissuto, alle riflessioni su Dio, fede, Chiesa, fino all’epilogo drammatico e doloroso della sua esistenza terrena. Poco spazio è dedicato alle vicende di Nomadelfia e alle ingiuste persecuzioni subite da Turoldo da parte di alcuni esponenti delle gerarchie ecclesiastiche: sono i fatti più conosciuti della sua vita e rischiano di distogliere l’attenzione dalle sue riflessioni sulla fede e sulla Chiesa in generale, di respiro più universale e certamente più durature nel tempo.Dagli scritti di Turoldo possono trarre giovamento credenti e atei: il suo pensiero non può essere rinchiuso nello stretto ambito del mondo dei credenti, ma a tutti pone le domande a cui nessun essere pensante può sottrarsi né astenersi dal dare una, pur balbettante, risposta.
È mia viva speranza contribuire ad ampliare il numero di quel qualcuno cui fanno riferimento gli splendidi versi di Turoldo:
“Grazia rara è se ancora qualcuno conservi (con molte incertezze) memoria del tuo nome”.
Sarebbe bello leggere questo libro come se si stesse recitando una preghiera. La vita di Turoldo l’ho immaginata come “preghiera vissuta” nel dramma della storia.
Non ho voluto appesantire di note bibliografiche il testo, per non distogliere l’attenzione del lettore. Le opere consultate sono citate nella bibliografia finale.
Michele Iagulli